∎ BIOGRAFIA
“Organizzare un matrimonio è tutta questione di coerenza”
Una personalità creativa e pianificatrice, a cui non piace definirsi “wedding planner” ma una regista teatrale, racconta perché un evento non è solo estetica ma soprattutto una grande esperienza da far vivere alle persone
colloquio con Maria Mayer di Alice Nicole Ginosa
C’era una volta una bambina di sei anni che nel piccolo paese slovacco di 1300 anime in cui è cresciuta si dilettava nell’attività di paggetto durante i matrimoni civili che si celebravano nel castello del conte Pàlffy, poco lontano dalla sua casa. Da quel momento in poi, e in tutti gli anni a seguire, la sua vita prende una direzione piuttosto precisa in cui la cura e l’accoglienza, l’attenzione al dettaglio e al far vivere un’esperienza piacevole e da ricordare, diventano gli ingredienti essenziali della sua professione. Oggi Maria Mayer, protagonista della biografia di questo mese, ha alle spalle dieci anni di esperienza nell’ideazione e realizzazione di eventi che solo negli ultimi anni – dal 2018 per la precisione – si sono incentrati unicamente sul mondo dei matrimoni, andando ad affinare la proposta e i valori da cui far partire il processo creativo. Il suo è un approccio che ha preso forma grazie a diversi “tentativi”, come lei stessa ci tiene a precisare, “attraverso l’organizzazione di quelli più piccoli” ha testato “tutte le caratteristiche fondamentali della buona riuscita di un evento a tutto tondo, cercando sempre di aggiungere quel qualcosa in più per la formula giusta e che abbia il focus sulle persone, perché alla fine è questo per me il cuore di tutto”.
∎ Cosa vuol dire concepire un matrimonio dalla A alla Z?
≪Sono molto curiosa, mi piace capire come funzionano le cose trasversalmente così da riuscire a trasmettere più facilmente le idee che si creano nella mia testa. La mia formazione come wedding planner inizia nel 2009 con un corso in un’agenzia e poi il primo lavoro è stata un’unione italo-americana nel 2010. Sono undici anni che ho iniziato anche se, oltre all’attività di paggetto fino ai 12 anni, in parte è anche stata mia mamma a trasmettermi l’indole di curare, accogliere, gestire eventi. Nel corso del tempo poi ho trovato il mio equilibrio grazie alle diverse esperienze e sono arrivata a capire che per un evento tutta l’attenzione deve essere sulla persona e non sull’estetica, o almeno non solo. Fino al 2018, infatti, ero concentrata anche su eventi più piccoli, e non solo sul matrimonio. Solo più tardi ho deciso di mettere più attenzione su determinati valori che per me sono diventati fondamentali e di offrire solo servizio completo e non più parziale. Per me è imprescindibile che rimanga impressa l’esperienza vissuta e non solo la mera estetica da fotografare≫.
∎ Come definiresti il tuo processo creativo? vuol dire avere un piccolo negozio di paese?
≪Mi sento come se fossi una regista che nella lavorazione di un film si concentra sia sullo studio della scenografia, sia sulla trama e i personaggi. A mia volta, sono io a scegliere, nella realizzazione e concezione dei miei eventi, coloro che saranno in grado di interpretare correttamente quel racconto. Ci sono molte similitudini tra queste due professioni perché in qualche modo traduco la personalità delle coppie che ho davanti a me, creando ogni particolare del matrimonio a loro misura. E questo non è assolutamente scontato. Una delle parti più difficili del mio lavoro è essere in grado di far emergere la personalità e le reali necessità del cliente perché ritengo che – tutti – facciamo delle scelte che non sempre ci rappresentano realmente. Per questa ragione, ancor prima di iniziare l’organizzazione, mi concentro sul “conoscere a fondo e scoprire” le persone che ho davanti, proponendo colloqui e questionari per andare a capire insieme il loro “perché” . Una volta compresi i loro valori e desideri profondi, do una forma autentica al loro racconto, traendo l’ispirazione dall’arte, vita, storia e natura. C’è sempre l’arte in quello che faccio. Solo in un secondo momento realizzo il progetto e scegliamo i fornitori≫.
∎ Come ti ispiri per la progettazione?
≪Tutto inizia dal “perché” di ogni coppia, quello reale, le sensazioni e i significati reconditi. Il tutto viene tradotto in immagini e moodboard ma il punto di partenza deve sempre essere qualcosa di più profondo. Spesso i clienti arrivano da me con un’idea precisa, con una location già in mente ma che, andando più a fondo, si capisce che non si combina con la coppia. E io, in un certo senso, cerco di farli ripartire da capo e trovare la strada giusta. Dopo i primi esercizi, faccio creare loro anche una cartella di immagini con ispirazioni visive che rimandino alle emozioni e sensazioni che vorrebbero ritrovare nella loro giornata. Questi impulsi visuali hanno sempre un filo conduttore che le tiene legate tra loro e, dopo averlo individuato, da qui costruisco l’intero evento. Dal biglietto all’accessorio, ogni elemento è personalizzato e parla lo stesso linguaggio degli sposi≫.
“Per me è imprescindibile che rimanga impressa l’esperienza vissuta e non solo la mera estetica da fotografare”
∎ Quale ruolo occupa il fiore reciso nei tuoi eventi?
≪Il fiore è la cornice, direi. Non amo l’uso eccessivo, perché credo debba esserci un equilibrio anche in ottica di etica e spreco, ma cerco – dove possibile – di privilegiare le scelte locali e di reperire varietà da una farm della zona che coltiva fiori “di una volta”. A volte mi capita anche di utilizzare le piante, sempre con una certa parsimonia. Al fiore reciso, in generale, nel corso dell’evento cerco sempre di dare una “seconda possibilità”, allestendo corner dove gli invitati si possono preparare un mazzo o farselo preparare.
A livello di selezione di tipologie e combinazioni, sono sempre io a decidere – ovvero do l’approvazione finale per le proposte che ricevo e che partono da una mia moodboard – nonostante non sia una floral designer professionista e abbia solo frequentato alcuni corsi. Per me è fondamentale mantenere la coerenza sia nell’allestimento stesso sia nella proposta complessiva. Nel complesso la componente creativa dell’evento, composizioni floreali comprese, può arrivare al 30% del budget totale. Chiaramente si può fare con molto meno≫.
∎ A proposito di estetica e di stile…
≪Il mio gusto mi spinge verso scelte equilibrate che non scadano nell’eccessivo. Fondamentale però credo sia garantire coerenza in tutti gli elementi: ambiente, coppia, colori, allestimenti. Spesso noto che si sceglie la palette di colori ma poi manca la coerenza con il contesto. La mia chiave di lettura che mi guida nella concezione di ogni matrimonio è quella di saper trovare la coerenza e il non affidarsi alle tendenze≫.
∎ Tre regole per l’evento perfetto
→ Rappresentazione autentica dell’essenza della coppia, lasciando da parte trend generici e cercando di evidenziare le caratteristiche che maggiormente la rappresentano.
→ Tenere in considerazione fin da subito il fattore “budget”: meglio fare meno ma farlo meglio. Il budget è essenziale ed è una pedina da giocarsi bene.
→ Mai scegliere i fornitori prima di aver capito cosa si vuole per il proprio evento. Il rischio è di innamorarsi di una location e di un prodotto che è totalmente fuori budget.