∎ BIOGRAFIA
“L’arte di adattarsi”
Un laboratorio casalingo, personalità q.b in ogni creazione e la ricerca perenne della libertà artistica. A Letizia – @letizia_dei_fiori su Instagram – non piace descriversi né etichettarsi: il suo è uno stile in continua evoluzione.
colloquio con Letizia Vanacore di Alice Nicole Ginosa
Come succede a molti, l’illuminazione arriva in un periodo di crisi esistenziale, quando manca qualcosa ma non si sa ancora cosa. Io e Letizia iniziamo l’intervista proprio da questo punto preciso della sua vita in cui sentiva il bisogno di trovare una passione. L’incontro con una signora – fiorista di professione -, mi racconta, è stata la scintilla che l’ha fatta scattare e svegliare da quel momento di stand-by e da quel momento la strada le è sembrata molto meno buia. Milanese di adozione da otto anni, Letizia Vanacore, si immerge nel mondo dei fiori circa cinque anni fa, per caso. Dalla prima scintilla e curiosità, corsi brevi ed esperienze lavorative in negozio si sono succedute una dopo l’altra, modellando il suo gusto e stile, fornendole gli strumenti per allenare la creatività, destreggiarsi tra nomi e varietà e sporcarsi le mani tra petali e steli. Un momento di assestamento e pratica che in breve tempo le ha fatto sentire la necessità di trovare una sua cifra stilistica, in primis aprendo un profilo Instagram e poi raccogliendo un riscontro positivo con le sue creazioni personali. Carriera da freelance avviata, Letizia si barcamena così tra collaborazioni con agenzie di eventi e progetti personali diretti e confezionati direttamente nella sua casa-laboratorio, un luogo simbolo della sua capacità di reinventarsi in divenire soprattutto durante le fasi più acute della pandemia, aprendosi alla vendita a privati e proponendo workshop. Per questo – mi confessa – le risulta difficile incasellarsi o raccontarsi in uno stile predefinito: le piace adattarsi a quello che trova, ispirarsi a un libro o a un quadro, aprirsi a una e più strade. Ecco il suo mondo.
∎ Che tipo di flower stylist sei?
≪Il mio è un lavoro in continuo divenire e che cambia costantemente. Quando ho iniziato non sapevo esattamente la direzione che avrei preso, sapevo che mi sarebbe piaciuto fare la fiorista ma non sapevo come. Ancora adesso, dopo cinque anni, è tutto in mutamento e molto eterogeneo. Non faccio una sola cosa: mi occupo sia di eventi e matrimoni sia di installazioni e vendita di composizioni per privati. Tutte attività diverse tra loro che con l’anno nuovo vorrei riorganizzare per indirizzarmi unicamente verso quelle che mi appassionano di più≫.
∎ Qual è il mondo da cui attingi? Hai dei riferimenti artistici o culturali in particolare?
≪Passo tanto tempo su Instagram e Pinterest. Cerco principalmente profili di fioristi e artisti, soprattutto stranieri, perché mi permettono di ispirarmi a stili nuovi, che non sono abituata a vedere. In generale, tutto ciò che mi circonda può essere d’ispirazione, che sia un libro, un articolo, o il periodo che vivo. Ad esempio, nella prima fase della pandemia, quando ancora eravamo tutti straniti dal dover costantemente indossare una mascherina, ho pensato di “alleggerire” a mio modo quel momento, e mi sono detta: perché non crearne una fatta di fiori? Il mio intento è sempre quello di collegare il fiore all’attualità e agli argomenti che mi stanno più a cuore≫.
∎ Ogni artista predilige degli strumenti che rimangono costanti nelle sue creazioni. Tu, hai delle tipologie di fiori che ricorrono o che eviti?
≪Direi che dipende dal lavoro. C’è solo un fiore che non mi piace: la viola ciocca, di cui non sopporto il profumo! Ma in linea generale cerco di usare tutte le varietà che trovo a disposizione. C’è da dire che ovviamente esistono le mode anche nel settore floreale: una volta si usavano gigli, girasoli e gerbere, che oggi sono etichettati come ‘old school’.
Io penso che tutto dipenda da come si inserisce il fiore nella creazione, da come lo si lavora, dallo stile insomma, sta tutto lì≫.
∎ Dunque nessuna preferenza…
≪Non ho preferenze, anche perché molto spesso decido di adattarmi alle circostanze ed esigenze. Un esempio sono i fiori freschi. per quanto li ami, li uso principalmente per gli eventi e per determinate occasioni, perché avendo un laboratorio in casa e non un classico negozio predisposto quindi alla vendita quotidiana, se li comprassi e non li vendessi subito, nel giro di qualche giorno appassirebbero e andrebbero sprecati. Al contrario, il fiore essiccato e stabilizzato si può conservare e si può spedire con più facilità≫.
∎ Se dovessi spiegare il tuo stile, che parole useresti?
≪Faccio molta fatica a descriverlo perché mi rendo conto che è in continuo divenire e che dipende da cosa vedo, da cosa mi piace in quel momento, da cosa trovo. Il materiale da cui creare non è sempre ciò che cerco, ma mi adatto e scopro combinazioni fino a poco prima impensabili. Non mi voglio incasellare troppo, so che potrei cambiare molto, anzi lo spero!≫.
∎ Quali sono i flower stylist che ammiri di più?
≪Mi piace molto Coyote Flowers perché ha uno stile poetico e al tempo stesso mai scontato. Un’altra figura fondamentale per me è Ruby Mary Lennox che realizza delle vere e proprie opere d’arte. Due professioniste che mi ispirano costantemente e che sono l’esempio della direzione che vorrei prendere in futuro≫.